Bonus mobilità – Sinergie possibili con il trasporto fluviale

“Invasione” di biciclette

Decreto Clima (1) e Decreto Rilancio (2) stanno contribuendo a far sì che gli italiani facciano incetta di biciclette e monopattini alla fine del lockdown da Covid-19, dando fondo alle scorte di negozi e grande distribuzione con sollievo per i negozi specializzati, rimasti chiusi in primavera, abitualmente uno dei periodi più floridi dell’anno per il mercato delle due ruote.

A mio parere, vista la mole degli acquisti effettuata anche prima dell’attuazione del Decreto Rilancio e alle sue modalità restrittive che tagliano fuori i residenti dei comuni dell’hinterland, gli acquisti di nuove biciclette (pedalata assistita e monopattini) racchiudono una componente fortemente emotiva degli acquisti, derivante da quel “Green New Deal” emerso durante il lockdown Covid-19, fatto di riscoperte degli orti sul balcone e della bellezza di una semplice passeggiata in un parco (talvolta ci vuole la mancanza delle cose per farne riscoprire il valore).

In vista di questa riscoperta a due ruote, alcune città sono corse ai ripari integrando la rete delle piste ciclabili con progetti immediati. Dove possibile sono state ristrette le carreggiate semplicemente rifacendo la segnaletica orizzontale integrando così i percorsi ciclabili.
Progetti di più ampio respiro hanno però bisogno di nuovo vigore. La propensione all’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano è inevitabilmente legata alla lunghezza media del nostro percorso. Oltre una certa distanza siamo scoraggiati. Occorre sostituire parte del tragitto con altri mezzi che integrino la fruibilità delle due ruote, come in parte attuato con i progetti di intermodalità “treno+bicicletta”.

Il Burchiello – Canaletto – Porta Portello

Terre d’acqua

Il territorio veneto per secoli ha utilizzato le vie d’acqua come risorsa di mobilità e trasporto. Lo sanno bene i Veneziani che grazie ai fiumi Piave, Brenta, Bacchiglione e Adige hanno portato a Venezia immense quantità di alberi per fondamenta e cantieri navali.
Venezia è poi fulgido esempio di come si può vivere una città senza usare il mezzo “automobile”.

Treviso è chiamata la “piccola Venezia di terraferma” con i corsi del Sile e del Botteniga, che poi si divide in “cagnani”, i canali più piccoli.

Padova, fin dalle sue origini, ha visto poi l’acqua dei canali decidere la sua “forma urbis”. L’acqua fa parte integrante del paesaggio urbano: i porti, le scalinate al Portello, la conca idraulica delle Porte Contarine, i ponti, i mulini erano e sono ancora oggi fra le parti più significative della città.

Una sessantina di anni fa si era partiti anche con il progetto dell’idrovia Padova-Venezia, l’“autostrada sull’acqua”, un canale navigabile di 27 chilometri e mezzo che avrebbe permesso alle chiatte cariche di merci in partenza dalla laguna veneziana di raggiungere l’interporto di Padova (un’area logistica intermodale di oltre due milioni di metri quadrati). Il progetto è rimasto purtroppo incompiuto.

Ma se il trasporto e smistamento merci su questa tratta, al momento, possono rappresentare un’utopia, nuovi progetti si affacciano, ad esempio, con un potenziale porticciolo fluviale in Golena San Massimo oltre ad altri già realizzati lungo il Bacchiglione, alimentando una nuova forma di vivere il corso d’acqua che può dare linfa anche a nuovi eventi. Emblematico è l’esempio del Portello River Festival: una piattaforma acquea che ha dato vita eventi teatrali, musicali, cinema all’aperto.

Mobilità e fluvialità

La mobilità sostenibile deve necessariamente passare per un ripensamento dell’urbanistica da parte delle amministrazioni locali ed un impegno in imprenditorialità specifiche, oltre che da un cambio di approccio rispetto l’idea stessa di mobilità che vediamo ora attuarsi. 

Il canale fluviale rappresenta quindi un grande potenziale di sfruttamento in termini di mobilità, non solo turistica.

Ad esempio sviluppando l’utilizzo di battelli ecologici, che non emettono CO2, permettendo di far salire biciclette e monopattini ed arrivando nel cuore della città, senza avere il problema del parcheggio, delle multe, delle ZTL, delle infinite code con la disponibilità di una presa di corrente per sfruttare il tempo per una breve ricarica. Tutto questo all’insegna del rispetto e della convivenza pacifica tra umano e acqua.

Progettualità

Spazi per idee imprenditoriali certamente ci sono ed i benefici collettivi tangibili.

I progetti di sviluppo e finanziamento in crowdfunding sono perfetti in questo contesto perché danno vita ad un processo collaborativo in cui un gruppo sostiene un’idea rendendola un progetto concreto e realizzabile.

Alla base di questo meccanismo c’è quindi una partecipazione attiva da parte dei sostenitori che decidono di investire: essi non solo apprezzano ciò che viene proposto ma partecipano finanziariamente alla realizzazione. Si va a creare una conversazione tra imprenditori e investitori, una comunicazione chiara e focalizzata alla concretezza delle idee e la loro realizzazione.

Quale sarà il prossimo progetto di crowdfunding sulla mobilità fluviale?

Bibliografia:

  • Decreto Legge “Clima” n.111 del 14/10/2019
  • Decreto Legge “Rilancio” n.34 del 19/05/2020
Info Autori
Riccardo Peloso Padovano, classe 1973, decennale esperienza di Chief Financial Officer con interessi di lunga durata nella pianificazione e nel controllo di gestione. Si forma inizialmente in Statistica e Gestione delle Imprese presso l’Università di Padova e consegue il master in Finance & Accounting presso la business school CUOA.

Giorgio Giacomini classe 1979, diplomato Geometra, opera nel mondo del Real Estate dal 1998 ed è iscritto come agente immobiliare c/o la CCIAA di Padova al n° 2036.
Dal 2011 è consulente presso multinazionali del Real Estate seguendo processi di Advisory e Valuation di situazioni in bonis, UTP, NPL, visionando e valutando numerosi portafogli immobiliari.
Attualmente è CEO di una società di Agency operante nel Nord Est e prevalentemente sull’asse Venezia Milano e Responsabile Area Nord Est presso una società di Advisor immobiliare per un primaria società di Leasing operante a livello paneuropeo.
Attento ad asset class acicliche alle dinamiche di mercato quali senior living, student housing, RSA, bicigrill, social housing, ha perfezionato operazioni di M&A di molteplici deal con finalità dal “core” all’opportunistico.

Geotermia – È il momento del crowdfunding ambientale?

L’Italia di primati ne ha tanti. Non vi è dubbio. Tra questi vi è anche la nascita della geotermia, una delle prime fonti rinnovabili a essere valorizzate a scopi industriali ed energetici. Parliamo dei primi dell’800 e della zona della Toscana, dove a Larderello (Pisa) giace uno dei centri della geotermia mondiale. Fanghiglia ribollente e vapori sulfurei della zona erano noti già agli Etruschi ed ai Romani che li usavano per i loro trattamenti di bellezza.
I Romani erano presenti nella zona Euganea già qualche secolo prima della nascita di Cristo ed alcuni scavi del secolo scorso fanno bella mostra di sé in centro a Montegrotto Terme (Padova) raccontando come l’utilizzo delle terme locali fosse d’uso già da allora.
Il territorio Euganeo ha sfruttato l’acqua termale principalmente per le straordinarie proprietà curative con lo sviluppo plurisecolare dei “stabilimenti termali” e la produzione dei fanghi termali, abbinando successivamente il riscaldamento di singoli edifici, soprattutto alberghi, nell’area dei Colli Euganei (Abano Terme, Battaglia Terme, Galzignano, Montegrotto) grazie a temperature intermedie dell’acqua tra i 60 e 80 gradi.

L’utilizzo della risorsa geotermica a bassa e media entalpia risulta una delle pratiche più promettenti nel mondo della sostenibilità e del risparmio energetico.

Il progetto di Montegrotto Terme

Nel 2018, il dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, a seguito di una convenzione con il Comune di Montegrotto Terme, ha pubblicato uno “Studio sui diversi modi di utilizzo della specificità geotermica nella Zona Euganea e in particolare nel Comune di Montegrotto Terme”(1).

Lo studio ha esaminato tre principali possibili utilizzi del potenziale termico dell’area:

  • rete di teleriscaldamento a bassa temperatura con pompe di calore
  • utilizzo di sonde geotermiche a circuito chiuso
  • coltivazione di micro-alghe per la produzione di biocombustibili

Nel primo caso è assai interessante il confronto tra l’energia disponibile dagli scarichi degli stabilimenti termali e il fabbisogno dell’energia termica degli edifici residenziali limitrofi (entro i 200 metri) dagli stabilimenti stessi. Risulta infatti che l’energia estratta dagli scarichi degli stabilimenti coprirebbe tra il 68% e il 100% del fabbisogno per riscaldare gli edifici residenziali teleriscaldabili.

Notevolissimi i potenziali benefici ambientali derivanti dall’utilizzo di energia termica degli scarichi che sarebbe altrimenti dispersa.

Sull’onda di questo studio è partito un progetto pilota di teleriscaldamento (dal costo di oltre un milione di Euro) che comprende alcuni edifici di Montegrotto Terme (PD).

Crowdfunding ambientale

La prima considerazione è che sia quanto meno auspicabile che i Comuni e gestori degli stabilimenti termali agiscano come partner, dando supporto a tali progetti di tale portata ambientale oltre che economica. Nel giugno 2020, il comune di Milano ha attivato un “Crowdfunding civico”, evidenziando come anche i Comuni possono sfruttare le novità di soluzioni fintech per progetti a beneficio diffuso. La geotermia nell’area dei Colli Euganei è uno di questi.

La seconda considerazione deriva dal fatto che negli ultimi anni si è vista una riduzione dell’acqua termale emunta a seguito della crisi economica che ha colpito il settore turistico comportando la chiusura di alcuni hotel. Il consolidamento del turismo-termale, con la conseguenza della garanzia sulle acque di alimentazione del teleriscaldamento, diventa elemento fondamentale a livello di sistema.

Anche in questo caso, la progettualità e le forme di finanziamento diffuso possono essere chiavi per raggiungere gli obiettivi.


Bibliografia:

http://www.montegrotto.org/po/attachment_news.php?id=586

Info Autori
Riccardo Peloso Padovano, classe 1973, decennale esperienza di Chief Financial Officer con interessi di lunga durata nella pianificazione e nel controllo di gestione. Si forma inizialmente in Statistica e Gestione delle Imprese presso l’Università di Padova e consegue il master in Finance & Accounting presso la business school CUOA.

Giorgio Giacomini classe 1979, diplomato Geometra, opera nel mondo del Real Estate dal 1998 ed è iscritto come agente immobiliare c/o la CCIAA di Padova al n° 2036.
Dal 2011 è consulente presso multinazionali del Real Estate seguendo processi di Advisory e Valuation di situazioni in bonis, UTP, NPL, visionando e valutando numerosi portafogli immobiliari.
Attualmente è CEO di una società di Agency operante nel Nord Est e prevalentemente sull’asse Venezia Milano e Responsabile Area Nord Est presso una società di Advisor immobiliare per un primaria società di Leasing operante a livello paneuropeo.
Attento ad asset class acicliche alle dinamiche di mercato quali senior living, student housing, RSA, bicigrill, social housing, ha perfezionato operazioni di M&A di molteplici deal con finalità dal “core” all’opportunistico.


La semina delle idee

Il termine “disruption”, letteralmente “sconvolgimento”, è diventato molto di moda negli ultimi anni, racchiudendo la volontà o il desiderio di modificare paradigmi economici, ma anche sociali che non appaiono come terreno fertile per auspicate crescite stellari che qualche decennio fa parevano più “facilmente” possibili. Ed ecco la ricerca dell’elemento fuori dagli schemi, inimmaginato prima, per certi versi anarchico, che spariglia le carte di un mercato che si gioca sui centesimi, che riallinea concorrenti sulla riga di partenza o crea del tutto nuove competizioni.

L’elemento, nostro malgrado, è arrivato dall’emergenza Covid-19 che ha costretto tutti ad uno “stop&go” nella corsia dei box, bloccati a casa, con nuovi modi di comunicare, a far risuonare musica di speranza dalle finestre (ed un po’ di empatia ci voleva proprio), ad affrontare temi per i quali non eravamo preparati, sia nell’ambito professionale che in quello famigliare, lasciando anche il tempo del libero pensare, di lasciar scorrere la mente tra progetti e fantasie. Qualcuno per il puro gusto dell’immaginare, qualcuno per sbarcare il lunario, qualcuno con dote imprenditoriale.

Gli impatti economici dell’emergenza sono ancora per molti aspetti imprevedibili ma, come per le più grandi e floride piantagioni, si parte sempre dalla semina. Personalmente sono convinto che la “disruption” di questo anomalo 2020 genererà grandi campagne di “semina” di nuove idee e relazioni. Lo stato di necessità, in passato, ha talvolta portato grandi stimoli all’innovazione.

Nelle difficoltà dei prossimi mesi, con interi settori da ripensare, molte saranno le nuove e buone idee che getteranno le fondamenta per nuovi prodotti e nuovi paradigmi. Talvolta queste idee arriveranno da attori inaspettati, senza colossi imprenditoriali alle spalle, ma con giuste intuizioni.

Il Reward Crowdfunding permette di testare queste idee.

È un modello di finanziamento che permette una compravendita futura di un bene o servizio ancora da realizzare, talvolta ancora da progettare nel dettaglio, da perfezionare. Un’idea da realizzare insomma.

Si instaura così un rapporto diretto tra chi il progetto ce l’ha in testa con la volontà di realizzarlo e chi crede che sia l’idea concreta ed ha la possibilità di ottenerne il risultato a condizioni talvolta molto favorevoli.

Ti offro un’idea, mi dai la possibilità di realizzarla perché è una buona idea. Do ut des.

Partecipare ad una campagna di Reward Crowdfunding è anche abbracciare qualcosa di nuovo, accattivante, che colpisce perché non l’abbiamo visto prima. Un’innovazione inserita in una visione qui tratteggiata in modo quasi romantico.

Ma si sa, il futuro appartiene agli innovatori.


Info Autore
Riccardo Peloso Padovano, classe 1973, decennale esperienza di Chief Financial Officer con interessi di lunga durata nella pianificazione e nel controllo di gestione. Si forma inizialmente in Statistica e Gestione delle Imprese presso l’Università di Padova e consegue il master in Finance & Accounting presso la business school CUOA.